Si può senz’altro dire che tutti, a prescindere dall’averne un effettivo interesse, conoscano il blackjack. Il popolare gioco da casinò infatti deve larga parte del suo fascino a un’idea allettante: che, con l’astuzia, si possa vincere nei confronti del banco. Questo ha fatto sì che negli anni molto sia stato scritto sul gioco, rendendolo uno degli ambiti di indagine più interessanti per appassionati e studiosi del settore. Tuttavia, spesso dall’analisi rimane esclusa una delle componenti più affascinanti del gioco, vale a dire la sua storia e le sue origini, che rimangono tendenzialmente poco note anche agli appassionati.

Le prime apparizioni di un gioco con i tratti caratteristici del moderno blackjack, infatti, si ritrovano nella Spagna seicentesca. In un dizionario stampato nel 1611, alla voce carta, si fa menzione di un gioco chiamato Ventiuna. Nel 1613, quindi due anni dopo, esce una raccolta di racconti di Miguel de Cervantes, famoso per il suo Don Chisciotte. In uno dei racconti, Rinconete y Cortadillo, i protagonisti sono due giocatori di Siviglia appassionati di Veintiuna: lo scopo del gioco, si legge, è raggiungere ma non superare un totale di 21 punti calcolati attraverso il valore delle carte, sapendo inoltre che l’asso può valere 1 oppure 11 punti. Le similitudini con le moderne regole del blackjack sono davvero troppo marcate per non concludere che il gioco menzionato da Cervantes sia alle sue origini; considerando inoltre che il racconto specifico potrebbe essere stato scritto nel 1601 o 1602, è facile retrodatare la comparsa del gioco almeno al 16esimo secolo.
Nel secolo successivo invece il gioco è segnalato in Francia. Un periodico letterario dell’epoca, il Mercure de France, nel 1768 parla del Vingt-Un come di un gioco affascinante e risalente nel tempo. La coincidenza del nome e il rifermento al tempo fanno capire come il Vingt-Un altro non fosse che la versione francese del Veintiuna menzionata da Cervantes, menzione al quale fa sicuramente riferimento il periodico francese: i due nomi infatti, sia in spagnolo che in francese, significano ventuno, vale a dire la soglia di punteggio obiettivo del gioco. Il Vingt-Un ebbe molto successo in Francia, e nonostante la grafia oscillante fra varie versioni, come Vingt-et-Un che divenne la più nota, finì per avere ampio seguito anche nel resto d’Europa. Si tramanda che fosse praticato alla corte di Luigi XV e che lo stesso Napoleone lo apprezzasse sopra ogni altro gioco di strategia, passione che è resa evidente anche dal suo contributo alla diffusione del gioco stesso nei casinò francesi e dal fatto che un suo nipote divenne un noto giocatore.
Il gioco viene in seguito menzionato, in modi e tempi diversi, anche in Germania e Gran Bretagna. In Germania e nell’Impero Austroungarico divenne largamente giocato nei più diversi contesti, mentre in Gran Bretagna, nonostante ne compaiano descrizioni già dal 1780, la prima trascrizione delle regole comparve nel 1800: in entrambi i casi il gioco, insieme ad alcuni nomi locali, era normalmente conosciuto con il suo nome francese.

L’evoluzione finale, che porta invece al blackjack come oggi conosciuto, si ebbe nel corso della sua diffusione in America dal 1800 in avanti. Lo stesso nome odierno è un retaggio di un’usanza americana, quella di premiare la mano che riuscisse a ottenere il valore di 21 punti con un asso di picche e un fante di seme nero, da cui blackjack. L’usanza, caduta in disuso assai in fretta, è rimasta a dare il nome al gioco.
È soprattutto a seguito di quest’ultimo salto che il blackjack conobbe le sue fortune, anche grazie all’interesse suscitato in studiosi del settore: il successo del gioco emerge infatti anche dal fatto che sono stati in molti, negli anni, a proporre le loro personali guide illustrando quali sono le regole del blackjack, a testimonianza di come godesse di una particolare fortuna. Una fra le più note è lo studio svolto da Edward Thorp alla base del suo libro Beat the Dealer, nel quale illustra regole e strategie per il gioco. Una vicenda storica più recente invece è quella che ha visto protagonisti, a partire dal 1980, studenti del noto Massachusetts Institute of Technology, organizzatisi in gruppo per vincere al gioco sfruttando calcoli matematici.
Al di là della storia, il fascino del gioco emerge in numerose opere di finzione: da libri a film, come 21 del 2008 basato sul libro di Ben Mezrich Bringing Down the House, fino ad approdare a serie popolari come I Simpson e Futurama.
23-07-2020 14:58
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